Itiner-e ricrea in digitale le strade dell’Impero Romano: 300.000 km di percorsi, tempi di viaggio reali e una rete viaria che anticipava Google Maps di 2000 anni.
Quanto tempo ci metteva (ci avrebbe messo, ammesso avesse mai intrapreso un viaggio del genere) un cittadino del II secolo d.C. per attraversare l’Impero Romano? La domanda sembra da appassionati di storia, ma da oggi ha una risposta sorprendentemente precisa: 679 ore a piedi, oppure 453 ore a cavallo per coprire il tragitto tra Olisippo (l’odierna Lisbona, punto estremo dell’Impero) e Roma.
A fornirla è Itiner-e, una nuova piattaforma digitale che funziona come un vero e proprio Google Maps dell’antichità. Pubblicata sulla rivista Scientific Data, la mappa ricostruisce con una precisione mai vista quasi 300.000 chilometri distrade romane, il doppio di quelle che gli archeologi avevano individuato finora.
Il progetto è frutto del lavoro di un team internazionale che ha integrato fonti storiche (come la Tabula Peutingeriana), dati archeologici, modelli topografici e immagini satellitari ad alta risoluzione. Il risultato? Un viaggio (digitale ma ai limiti del “fisico”) nel 150 d.C., quando l’Impero Romano toccava i 5 milioni di chilometri quadrati e la sua rete stradale era la più avanzata del mondo.
Le strade romane non erano semplici vie di comunicazione: erano l’ossatura politica, economica e militare del Mediterraneo. Collegate a porti, fortezze, città e snodi commerciali, permettevano lo spostamento lampo delle legioni, dei mercanti e delle risorse che tenevano insieme un impero multietnico.
Per questo motivo Itiner-e non è solo un gioco da appassionati, ma una nuova lente scientifica per capire come viaggiavano persone, idee e persino malattie.
Tom Brughmans, archeologo dell’Università di Aarhus e coautore del progetto, sottolinea che studiare questi flussi antichi aiuta a comprendere anche dinamiche moderne, come la diffusione delle epidemie, dei fenomeni migratori o delle reti economiche.
La piattaforma migliora radicalmente tentativi precedenti, come il celebre modello ORBIS (Stanford University), grazie a una risoluzione molto più alta e a un approccio interdisciplinare.
Permette non solo di calcolare itinerari e tempi di percorrenza, ma anche di stimare quali tratti fossero più sicuri, quali più trafficati e quali, invece, più lenti o impervi.
C’è però un dato importante: solo il 3% delle strade è confermato archeologicamente. Il resto è frutto di ricostruzioni basate su indizi storici e geologici, che fanno di Itiner-e una mappa “aperta”, migliorabile grazie al contributo della comunità scientifica.
Uno degli aspetti più affascinanti è che la piattaforma permette di esplorare regioni come – giusto per fare un esempio che renda l’idea – la Hispania romana, dove secondo gli studiosi esistevano almeno 40.000 km di strade lastricate, molte delle quali ancora oggi giacciono invisibili sotto i nostri piedi.
Città come Augusta Emerita (Mérida), Tarraco (Tarragona) o Bracara Augusta (Braga) emergono in tutto il loro ruolo strategico, mostrandoci quanto fosse ramificata la rete che ha unito l’Europa per secoli.
Itiner-e è dunque uno strumento prezioso per studiosi, turisti e curiosi: un invito a scoprire come si viaggiava in un mondo senza automobili, senza bus, senza treni ma con un sistema viario talmente efficiente che alcuni tratti sono ancora oggi percorribili.
E questa gustosa ricostruzione mostra la storia da un’altra prospettiva: prima che Google Maps ci mostrasse le arterie del mondo sugli schermi, erano i Romani ad aver creato la prima grande mappa della storia.
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