Sembra un angolo di Svizzera: la fonduta più sorprendente d’Italia è anche senza lattosio

L’inverno ci ricorda anche quest’anno quanto fonduta e raclette siano una delle meraviglie del nord Europa.

C’è qualcosa di più bello, nell’affrontare una nuova stagione, se non lasciarsi andare alle tradizioni che la celebrano? A livello culinario, beh, sono molte le piccole gioie che l’Europa ha da offrirci. Oggi parliamo della fonduta, quel connubio di sapori che parte dal formaggio caldo e fuso e finisce sul crostino di pane casareccio. Un sapore che richiama subito l’idea di montagna, quel desiderio di mangiare qualcosa di caldo e sostanzioso, magari uscendo un po’ dalle solite abitudini culinarie.

Fonduta di formaggio con scaglie di tartufo
Sembra un angolo di Svizzera: la fonduta più sorprendente d’Italia è anche senza lattosio (credit: IG @fondootorino) – il25.it

E qui entra in gioco la Svizzera, non perché serva fare molti chilometri per assaporare una buona fonduta, ma perché qualcuno ha deciso di riportare quella tradizione anche in Italia, dentro un locale che già amiamo.

Qui si possono gustare diverse pietanze, compresa la raclette: una cucina che unisce formaggi e salumi da sciogliere o scaldare su una griglia rovente direttamente al tavolo. Una tradizione che si trova anche in Francia, complice la diffusione degli ultimi anni. Un posto che, ve lo assicuriamo, va visitato almeno una volta nella vita.

Fondoo, il locale che omaggia la fonduta svizzera

Fondoo è uno di quei posti che ti sorprendono ancora prima di sederti: o perché si vede un reel sui social per caso, o perché lo si vede passeggi per il centro di Torino. Nel secondo caso, a prima vista pensi di trovare il solito locale urbano, e invece ti ritrovi catapultato in un’atmosfera da baita alpina: legno, pietra, calore, e quel profumo di formaggio fuso che ti investe come un abbraccio.

Tavola apparecchiata a Fondoo Torino
Fondoo, il locale che omaggia la fonduta svizzera (credit: IG @fondootorino) – il25.it

L’idea arriva dallo svizzero Christoph Groh, che a un certo punto ha deciso che la convivialità delle Alpi meritava una casa anche qui, lontano da cime e funivie. Non un “format”, ma un rifugio cittadino dove fonduta e raclette non sono semplici piatti, ma un rito lento, sociale, quasi terapeutico.

Il locale è piccolo, raccolto, con pochi tavoli e qualche posto al bancone. Ma forse proprio questo a renderlo autentico: ti siedi e senti subito quella sensazione di intimità che in montagna è normale, ma in città raramente si trova. Il menù è una carezza per gli amanti del genere. Si possono trovare fondute morbide, raclette che cola tiepida sulla griglia direttamente al tavolo, taglieri, patate e ogni comfort food che immagini quando fuori fa freddo. E, cosa non da poco, ci sono anche piatti pensati per gli intolleranti al lattosio, così nessuno resta a guardare gli altri sciogliere il formaggio.

I prezzi sono davvero modesti (16€ un menù) e le recensioni sono decisamente positive: “una tappa obbligatoria per chi ama il formaggio”, “servizio gentile”, “esperienza particolare e da condividere”. Certo, è piccolo e conviene prenotare, e i prezzi non sono proprio da mensa alpina, ma quello che ti porti a casa è una serata che scalda – nel senso più letterale e più umano del termine.

Gestione cookie